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DUECENTESIMI

vaffanculo addio

NOTIZIA SHOCK: Proust rimosso da Google. “La sua scrittura non risponde ai criteri della seo”. Proteste in tutto il mondo: “No all’algoritmocrazia”

La ricerca del tempo perduto? Acqua passata. Roba morta e sepolta. Abbiamo deciso di cancellare Proust perché la sua scrittura non risponde ai criteri della seo. Troppe subordinate. I nostri algoritmi faticano a comprenderla ed è difficile da indicizzare”. Con queste parole Sundar Pichai, amministratore delegato di Google Inc., ha annunciato nel corso dell’ultima riunione programmatica semestrale della società che il Maître de la mémoire sarà rimosso dal motore di ricerca più utilizzato al mondo, a partire da domani e senza nessuna possibilità di appello.

La dichiarazione ha sollevato immediatamente un vespaio di polemiche, e non solo nel mondo della cultura e delle lettere. Se i primi a sguainare i pungiglioni sono stati i 40 immortels dell’Académie Française, che hanno bollato la decisione come “tout à fait déraisonnable” (del tutto irragionevole), accanto ai venerandi accademici si sono schierati nel giro di poco tempo centinaia di migliaia di organizzazioni, associazioni, comitati, atenei, università, centri di ricerca (meglio sarebbe dire: de recherche!), scuole, asili e personaggi più o meno noti.

Centinaia di lettere di protesta sono piovute dai quattro angoli del globo, firmate in calce dai più alti dignitari dell’OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle), della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese, della Flat Earth Society, della Società degli Apoti, del Comitato Norvegese per il Nobel, della Societas Rosicruciana in Anglia, tanto per citarne alcune.

Salvador Lutteroth, fondatore del Cmll (Consejo Mundial de Lucha Libre), ha annunciato di aver intrapreso uno sciopero della fame contro la decisione di Google, che ha definito “ditirambica, forse persino strampalata”. Un’iniziativa cui hanno immediatamente aderito Hidetoshi Tanaka, presidente della International Sumo Federation e la star americana Chuck Norris.

“Non voglio credere che siamo arrivati a questo. Siamo orami all’algoritmocrazia, anzi, alla dittatura degli algoritmi. Non possiamo permetterlo. L’unica soluzione che intravedo è un immantinente ritorno al luddismo”, ha dichiarato preoccupato James Gaetano Calcagni-Squarcia Pisanelli di Locorotondo, presidente emerito dell’Accademia dell’Arcadia. “Se Google non ritorna sui propri passi saremo costretti a chiedere l’intervento della Corte penale internazionale, perché cancellare Proust equivale a una grave violazione dei diritti umani”.

Qualcuno, dunque, al tempo perduto ci tiene ancora. Almeno per il momento, però, dovrà fare a meno di Google e affidarsi a una “recherche punto zero”.

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R
Ma è vero? Mi sembra una cavolata...
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C
Certo che è una cavolata, imbecille tu e quelli che scrivono queste cazzate!