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DUECENTESIMI

vaffanculo addio

RECENSIONI IN… Fiesta Babarum, una crasi gastronomica da sballo tra una merendina tradizionale e un cuneese al rum

RECENSIONI IN… Fiesta Babarum, una crasi gastronomica da sballo tra una merendina tradizionale e un cuneese al rum

di Jeff Scafati

Che sia diversa dalla solita lo si capisce appena si apre la confezione, grazie a quello che Victor Hugo ha definito “misterioso alleato della memoria”, ossia l’odorato. Rotto l’involucro di plastica che la avvolge si viene assaliti da una fragranza dolce che titilla le papille olfattive con essenze di canna da zucchero, pepe dolce della Cayenna, cacao della Giamaica e cannella. Poi è la volta delle vista, perché dopo averla scartata non potrete evitare di riempirvi gli occhi delle sue rilassati tonalità castano scure, sinuose come le curve disegnate dai fianchi di una ballerina di rumba guaguancó. Infine il piacere più sublime, quello del sapore, che pervadere le vostre membra nel momento in cui, dopo averla passata a fil di incisivi, deciderete di lasciarla andare nelle vostri bramose fauci concupiscenti. Dove, come la più lussuriosa delle amanti di un maharaja del Sultanato di Sulu, soddisferà le vostre lubriche fantasie gastronomiche grazie a un gusto pieno e corposo e a un retro-olfatto leggermente pepato, non scevro di aromi vanigliati di discreta ed elegante persistenza.

Ebbene sì, la Fiesta Babarum è una figata totale, a quella tradizionale gli fa la riga in mezzo e come merendina si piazza seconda in assoluto nella nostra personale classifica mondiale, sovrastata soltanto dall’inarrivabilmente perversa Kinder Delice (classica, quella al cocco dovrebbe essere bandita dal Sistema Solare per vilipendio del buon costume).

Dopo un lento declino, che dalla categoria “cazzo che buona” l’aveva portata a naufragare in quella “sempre meglio di quella cagata dei Flauti del Mulino Bianco”, con questa edizione limitata, “impreziosita con una goccia di rum dei Caraibi”, come recita la confezione, la Fiesta si risolleva e rientra a buon diritto nell’olimpo delle merendine che trasformano la merenda in un rito pervaso dallo spirito dionisiaco nel senso conferito da Nietzsche a questa espressione nella sua Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik.

Per i più concreti la Fiesta Babarum può essere definita come un incrocio tra una classica Fiesta e un cuneese scaturito dalla mente del genio di Andrea Arione, una roba capace di far cadere in deliquio anche chi non è affetto da una grave dipendenza dal rum dei Caraibi come il sottoscritto.

La Fiesta Babarum vale due centesimi. Però state attenti, in una confezione ce ne sono dieci e se vi lasciate andare ve ne pentirete amaramente di lì a qualche ora. Provare per credere.

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