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DUECENTESIMI

vaffanculo addio

RECENSIONI IN UN ... Cabaret Nosferatu

RECENSIONI IN UN ... Cabaret Nosferatu

di Redazione

Un negozio che non è un negozio, una storia che potrebbe non essere una storia, un incontro che non sembra del tutto reale, un anziano signore su cui la morte sembra non avere presa e un giovane assistente di nome Alucard che del sonno eterno vorrebbe fare la sua materia di studio e il suo amante.

Cabaret Nosferatu, l'ultimo libro di Jeff Scafati (Berlicche e Associati Editori, 666 pagine, 33,00 euro) è un'opera complessa ed erudita, di non facile lettura. Scafati scrive per sottrazione, non racconta, non traccia segni precisi, si limita ad alludere e tratteggiare in punta di penna, ritratta e salta nel tempo e nello spazio, spostando la narrazione su piani confliggenti eppure interrelati, lasciando i suoi personaggi liberi di muoversi come marionette senza fili.

Il risultato di quelle che siamo certi siano state non indifferenti fatiche è una riflessione sulle forze più intime e ctonie che agitano l'animo umano, un'indagine sulla linea sottile che separa la realtà dall'oblio, la vita dalla morte, il pensiero dal nulla.

Psittacismo, ilozoismo, teopneumastia sono solo alcuni tra i tanti concetti che l'autore utilizza per intessere una metatrama che, abdicando interamente e coraggiosamente alla funzione narrativa, ha il solo scopo di accompagnare il lettore in una spericolata scepsi che è al tempo stesso rivolta al proprio io e al mondo inteso come epifenomeno pancognitivo. In questo libro non si ritrovano solo l'acume dell'opera di Murnau a cui è reso omaggio nel titolo, ma anche la corrusca nostalgia per il classicismo che emerge dalla Lamentazio Doctoris Fausti di Mann, la poesia dell'Inferno di Dante, la tradizione sapienziale dei Simboli della scienza sacra di Guénon e della tavola smeraldina di Ermete Trismegisto, l'estro luciferino di Una notte sul Monte Calvo di Musorgskij, la musicalità pagana di Tannhäuser und der Sängerkrieg auf Wartburg di Wagner e il gusto per la ricercatezza elucubrativa degli Scritti esoterici di Pessoa. Leggendo e rileggendo le pagine con attenzione è possibile cogliere, ben celati sullo sfondo, i lacerti di quello che sembra un dialogo tra potenze superne usciolato sulle porte di un abisso spalancato su noi stessi.

Qualche critico più raffinato potrà forse cadere nella tentazione di utilizzare l'abusato aggettivo "geniale" per descrivere quest'opera. A noi sembra, in tutta sincerità, che Cabaret Nosferatu non raggiunga, anche se solo di un soffio, quelle vette che pone i grandi autori nell'Olimpo della letteratura mondiale. Ciò non toglie che si tratti di un'opera elegantemente granguignolesca, a tratti condivisibile, certamente piacevole. Quest'opera vale duecentesimi.

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